Come ogni modifica costituzionale, il giudizio della popolazione sarebbe stato la naturale conclusione dell’iter parlamentare della proposta – quel famoso “popolo sovrano” o “democrazia diretta” spesso citati da chi ha avversato la proposta. Il sistema proporzionale con una soglia d’accesso al Gran Consiglio è già da tempo una realtà in diversi Cantoni svizzeri, senza che nessuno gridi allo scandalo istituzionale o a chissà quale pericolo per la nostra democrazia. Ginevra, Vaud e Zurigo rappresentano esempi consolidati di Cantoni che hanno scelto di limitare l’accesso parlamentare attraverso soglie del 5-7%. Una scelta che si è dimostrata utile per garantire un funzionamento più efficace del Gran Consiglio con la formazione di maggioranze stabili. È importante ricordare anche che la proposta, dopo un lungo dibattito commissionale, era stata modificata rispetto all’iniziativa originale che proponeva una soglia al 4%, fissandola al 3% come compromesso tra le diverse posizioni.
D’altra parte va anche sottolineato che in Ticino la situazione attuale è addirittura inversa, nel senso che – dati alla mano – sono le forze minori ad essere sovrarappresentate nell’emiciclo. In un momento in cui il Gran Consiglio conta ben 12 formazioni politiche rappresentate – il numero più alto della storia politica ticinese – la questione della governabilità e dell’efficienza parlamentare assumono un’importanza cruciale per il futuro delle nostre istituzioni. Da non dimenticare una costatazione importante sul tema della rappresentatività: l’aumento del numero di formazioni politiche non è coincisa con un aumento della partecipazione elettorale al voto, anzi.
I tempi non sono maturi per una simile scelta nel nostro Cantone? Avremmo preferito fosse il popolo a dircelo. Perché, un sistema elettorale, non deve solo garantire rappresentanza estesa, ma deve anche, e soprattutto, consentire che da essa possa nascere un’azione politica efficace.